LA SPERANZA, SEME DI CARITÀ
Messaggio del Santo Padre Leone XIV per la IX giornata mondiale dei poveri
«Sei tu, mio Signore, la mia speranza» (Sal 71,5). «In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso» (v. 1).
In mezzo alle prove della vita, la speranza è animata dalla certezza, ferma e incoraggiante, dell’amore di Dio, riversato nei cuori dallo Spirito Santo. Perciò essa non delude (cfr Rm 8,5,5) […].
Il biblico invito alla speranza porta […] con sé il dovere di assumersi coerenti responsabilità nella storia, senza indugi. La carità, infatti, «rappresenta il più grande comandamento sociale» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889). La povertà ha cause strutturali che devono essere affrontate e rimosse. Mentre ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimoniano la carità cristiana, come fecero molti santi e sante in ogni epoca. Gli ospedali e le scuole, ad esempio, sono istituzioni create per esprimere l’accoglienza dei più deboli ed emarginati. Essi dovrebbero far parte ormai delle politiche pubbliche di ogni Paese, ma guerre e diseguaglianze spesso ancora lo impediscono.
I poveri non sono un diversivo per la Chiesa, bensì i fratelli e le sorelle più amati, perché ognuno di loro, con la sua esistenza e anche con le parole e la sapienza di cui è portatore, provoca a toccare con mano la verità del Vangelo. Dio ha assunto la loro povertà per renderci ricchi attraverso le loro voci, le loro storie, i loro volti. Tutte le forme di povertà, nessuna esclusa, sono una chiamata a vivere con concretezza il Vangelo e a offrire segni efficaci di speranza.
Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte può accadere che siamo noi stessi ad avere meno, a perdere ciò che un tempo ci pareva sicuro: un’abitazione, il cibo adeguato per la giornata, l’accesso alle cure, un buon livello di istruzione e di informazione, la libertà religiosa e di espressione.
Affidiamoci a Maria Santissima, Consolatrice degli afflitti, e con lei innalziamo un canto di speranza facendo nostre le parole del Te Deum: «In Te, Domine, speravi, non confundar in aeternum – In te, Signore, ho sperato, non sarò mai deluso».
(cfr.)